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L’arresto di Marco Di Lauro, poco tempo dopo il clan di Secondigliano era a conoscenza del tradimento di Tamburrino

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L’arresto di Marco Di Lauro, poco tempo dopo il clan di Secondigliano era a conoscenza del tradimento di Tamburrino

Napoli, 2 marzo 2019, nel primo pomeriggio. Marco Di Lauro, uno dei figli del noto boss Ciruzzo il Milionario e capo del clan di Secondigliano e Scampia Di Lauro, latitante da 14 anni, è stato arrestato in una casa nel quartiere di Marianella, nella periferia nord della città, dopo circa mezz’ora dall’inizio dell’operazione congiunta delle forze dell’ordine. Ma nel quartiere di Secondigliano, il suo quartiere di appartenenza, lo sapevano già da prima. E la cosa più interessante è che il clan Di Lauro era a conoscenza del tradimento di Salvatore Tamburrino, braccio destro di Marco Di Lauro. La compagna del boss Vincenzo Di Lauro ha apostrofato la sorella di Tamburrino per strada chiedendole cosa avesse combinato suo fratello, accusandolo di essere il responsabile dell’arresto di Marco.

Questi dettagli emergono dall’ordinanza di arresto eseguita la notte scorsa dai carabinieri contro il clan Di Lauro. Tra gli arrestati, oltre a Vincenzo Di Lauro, che sembra essere il nuovo capo del clan dopo l’arresto del fratello, ci sono anche Tony Colombo e Tina Rispoli, accusati di essere coinvolti nelle attività imprenditoriali del boss, compresa la gestione di una fabbrica di sigarette clandestina e di un marchio di abbigliamento chiamato “Corleone”.

Il clan sapeva del tradimento di Tamburrino mentre le due donne si incontravano e il braccio destro di Di Lauro era ancora in Questura dopo aver ucciso sua moglie. Dopo essersi consegnato, Tamburrino avrebbe manifestato la volontà di collaborare con le autorità, rivelando il nascondiglio di Di Lauro e altri dettagli importanti.

È stato un momento frenetico, con un’operazione congiunta organizzata in pochi minuti per evitare una reazione del clan. Le pattuglie si sono presentate di fronte all’appartamento di Marianella, dove Di Lauro viveva con la sua fidanzata sotto un’identità falsa, e lo hanno arrestato. Sono state effettuate perquisizioni e controlli. Nel frattempo, la notizia si è diffusa velocemente, compreso il tradimento di Tamburrino. E ci sono state conseguenze: poco dopo l’arresto di Tamburrino, alcuni affiliati dei Di Lauro sono andati a casa sua per recuperare telefoni cellulari dal suo garage. Successivamente, i familiari di Tamburrino sono stati minacciati e gli è stato detto di lasciare il quartiere. Tuttavia, Vincenzo Di Lauro ha rassicurato la madre di Tamburrino che potevano rimanere e che la sua famiglia non sarebbe stata toccata.

Tuttavia, alcuni giorni dopo, la casa di Tamburrino è stata vandalizzata, con televisori rubati e mobili danneggiati. La famiglia crede che gli autori del raid siano stati i Di Lauro, perché nessuno nel quartiere avrebbe osato agire senza il loro consenso. Tamburrino è stato informato di questo mentre si trovava in carcere. La sua famiglia gli ha fatto capire che la loro vita dipendeva da lui e che il clan era disposto a perdonarlo, a condizione che restasse in silenzio e non rivelasse i loro segreti. Tamburrino ha chiesto la restituzione della sua casa e dei suoi soldi. La sua famiglia lo ha anche messo in guardia dall’avvocato che lo stava assistendo, sostenendo che era stato lui a rivelare ai Di Lauro del suo tradimento informandoli che aveva rilasciato dichiarazioni alla polizia.

(Fonte: Fonte)

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Aggressione con coltello nei pressi della stazione centrale, arrestati due individui

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Aggressione con coltello nei pressi della stazione centrale, arrestati due individui

Un tragico evento ha sconvolto la notte di Napoli: un cittadino del Gambia è stato gravemente ferito durante un litigio in via Nazionale, nei pressi di piazza Garibaldi. Purtroppo, l’uomo è morto poco dopo a seguito delle ferite riportate.

Dettagli sull’omicidio

Secondo i primi rapporti, un uomo è stato ucciso nella notte a coltellate in via Nazionale, nel cuore di Napoli, tra piazza Nazionale e la stazione centrale. La Polizia di Stato è rapidamente intervenuta e ha intercettato due persone sospettate di essere coinvolte nell’omicidio. Attualmente, la posizione dei sospettati è al vaglio degli inquirenti.

Ipotesi sulla dinamica del delitto

Dalle prime ricostruzioni sembra che l’omicidio sia avvenuto durante una lite tra cittadini extracomunitari. La vittima, originaria del Gambia, è deceduta poco dopo l’aggressione. Gli agenti sono intervenuti a seguito di una segnalazione riguardante un ferimento conseguente a una disputa, ma purtroppo non sono riusciti a salvare l’uomo.

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Bambina di 8 anni deceduta a Giugliano

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Bambina di 8 anni deceduta a Giugliano

Grave incidente stradale a Giugliano in Campania, Napoli, lungo la Domitiana: una Smart con a bordo 4 persone, una donna, le sue due figlie minorenni e un uomo, si è ribaltata. Una bambina di 8 anni è deceduta, mentre sua sorella di 16 anni è rimasta ferita.

Dettagli dell’incidente

Questa mattina, una tragica fatalità si è verificata a Giugliano in Campania, provincia di Napoli. I quattro, a bordo di una Smart Fortwo, stavano percorrendo la Domitiana quando l’auto, per ragioni ancora sconosciute, si è ribaltata. Nell’auto c’erano quattro persone: la bambina di otto anni, che è morta sul colpo, sua sorella di 16 anni, che è stata portata in ospedale con sospette fratture, la madre, anch’essa trasportata immediatamente al Pronto Soccorso e ricoverata in osservazione, e il compagno della madre, che guidava la vettura, riportando solo lievi escoriazioni.

Il tratto stradale è stato chiuso temporaneamente per permettere i rilievi e il successivo ripristino della carreggiata. Sul luogo del sinistro sono intervenuti prontamente i carabinieri per effettuare gli accertamenti necessari.

Interventi d’emergenza

Dopo l’incidente, il soccorso è stato tempestivo. Le autorità hanno subito chiuso il tratto stradale colpito per garantire l’accessibilità alle squadre di emergenza e ai mezzi di ripristino della carreggiata. I carabinieri si sono impegnati a raccogliere tutte le informazioni necessarie per determinare le cause dell’incidente e per garantire la sicurezza della zona.

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Inchieste su 30 anziani assistiti da Mario Eutizia

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Inchieste su 30 anziani assistiti da Mario Eutizia

Mario Eutizia, un uomo di 47 anni, ha confessato l’omicidio di quattro anziani che erano sotto la sua cura. Rimane in carcere con la dichiarazione: “Mi sono consegnato per essere aiutato a non uccidere”. Le indagini ora si estendono su circa 30 anziani che ha accudito negli ultimi dieci anni.

Confessione del Reoconfesso

Mario Eutizia, originario di Napoli, è stato arrestato dai carabinieri del nucleo radiomobile di Caserta dopo l’inizio delle indagini sulle sue dichiarazioni. L’uomo ha confessato di aver ucciso quattro anziani, dichiarando che il suo intento era quello di “alleviare le sofferenze” di coloro che aveva in cura. Secondo le dichiarazioni del pm, Eutizia si sente come un “angelo della morte”, qualcuno che trova una sorta di realizzazione nel togliere la vita a persone sofferenti.

I primi due omicidi recenti riguardano Gerardo Chintemi, deceduto a Vibonati lo scorso marzo, e Luigi Di Marzo, morto a Casoria nel dicembre 2023. I restanti due omicidi, che risalgono a circa dieci anni fa, sono avvenuti a Latina, ma mancano dettagli più specifici.

Dettagli dell’arresto e delle dichiarazioni

Eutizia, dopo aver confessato, è stato trasferito nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. L’uomo ha spiegato di essersi consegnato volontariamente con l’intento di ricevere aiuto per “non uccidere più”. Accompagnato dai suoi avvocati, ha rivelato che prima di costituirsi è rimasto senza un posto dove andare e ha trascorso due giorni su una panchina a piazza Carlo Terzo a Napoli.

Il legale di Eutizia, Gennaro Romano, ha dichiarato che il suo assistito è una persona fragile e affetta da gravi patologie, scoperte dopo un’operazione a seguito di un infarto durante un soggiorno lavorativo in Georgia. Anche se le sue azioni sono state tragiche, non è emersa una volontà omicidiaria, bensì un atto di quello che lui definisce “pietas”.

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