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Il boss Vincenzo Di Lauro a Secondigliano istruiva gli affiliati sull’uso di computer, Skype e Telegram

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Il boss Vincenzo Di Lauro a Secondigliano istruiva gli affiliati sull’uso di computer, Skype e Telegram

Sotto la guida del secondo figlio di Ciruzzo il Milionario il clan aveva cambiato approccio, cercando di infiltrarsi nell’economia legale.

“Ha la stessa mentalità del padre”: queste sono le parole che vengono sussurrate dagli investigatori quando si parla di Vincenzo Di Lauro, boss del clan di via Cupa dell’Arco arrestato il 17 ottobre. “Enzuccio”, come viene chiamato, è il figlio che ha ereditato maggiormente la strategia che ha portato “Ciruzzo il Milionario” a dominare Scampia e Secondigliano negli anni ’90: ricorrendo alla violenza solo se necessario, mantenendo un basso profilo e dimostrando un grande talento imprenditoriale per riciclare i soldi provenienti dalla droga. Tuttavia, gli mancava il considerevole flusso di denaro che le piazze di spaccio garantivano una volta, con un guadagno di circa quindici milioni di euro al mese.

Il profilo di Vincenzo Di Lauro, anche noto come “F2”, emerge da un’ordinanza che prevede 27 misure cautelari, firmata dal giudice Luca Della Ragione e eseguita dai carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Napoli. Il giudice sottolinea la “spiccata vocazione imprenditoriale” di Di Lauro, sia in ambito legale – con diversi progetti imprenditoriali tra cui il marchio di abbigliamento “Corleone”, ideato in collaborazione con il cantante neomelodico Tony Colombo – sia in ambito illegale, con la creazione di una fabbrica clandestina di sigarette, truffe assicurative e partecipazione a aste giudiziarie.

Salvatore Tamburrino, uno degli affiliati, parla di Vincenzo Di Lauro come di qualcuno “bravo con i computer, con i telefoni; utilizzava Skype, Telegram e ci insegnava anche a noi”. La preferenza per queste modalità di comunicazione non è casuale: le chat crittografate sono difficili da intercettare così come le chiamate vocali tramite Internet, in cui il flusso vocale viene convertito in dati codificati.

Il collaboratore di giustizia ha dimostrato di essere altamente affidabile secondo gli inquirenti: durante la latitanza di Marco Di Lauro, è stato il tramite tra lui e il clan. Grazie alle sue informazioni, è stato possibile arrestare Marco Di Lauro dopo aver ucciso sua moglie, Norina Mattuozzo. Questo tradimento è stato un tentativo estremo del collaboratore di giustizia per ottenere il permesso di vedere i propri figli per l’ultima volta. L’arresto di Marco Di Lauro nel marzo 2019 segna un cambiamento anche per il clan stesso: fino ad allora, le decisioni erano prese dai due fratelli, ma con la scomparsa di F4, il comando è passato a Vincenzo Di Lauro. Quest’ultimo ha una visione del tutto simile a quella del padre e decisamente opposta a quella dell’altro fratello, Cosimo, che è morto in carcere nel giugno 2022. Quindici anni prima, dopo l’arresto del padre, Cosimo aveva preso in mano le redini del clan e aveva portato Scampia nella prima faida. La figura di Vincenzo Di Lauro, però, non è emersa solo nel 2019: la sua ascesa era già iniziata nel 2015, quando è stato scarcerato.

La vera vocazione imprenditoriale di Vincenzo Di Lauro si evidenzia nel momento in cui si scopre il suo coinvolgimento in una rete di società gestite da prestanome, che ha richiamato a sé non appena è stato rilasciato. Nel 2018, ha aperto la prima fabbrica clandestina di sigarette in Campania, facendo affari con contatti bulgari. L’operazione è stata gestita dal suo uomo di fiducia, Raffaele Rispoli, coinvolgendo anche sua sorella, Tina Rispoli, e suo marito, Tony Colombo. Inoltre, Vincenzo Di Lauro ha violato un vecchio tabù del clan Di Lauro, iniziando a richiedere il pizzo ai commercianti e agli imprenditori di Secondigliano tramite il gruppo della Vanella Grassi, raccogliendo circa 500.000 euro tra racket e altre attività illegali. L’operazione, tuttavia, è fallita: il 22 novembre, Rispoli ha informato Colombo che tutto era pronto, ma il 7 dicembre la Guardia di Finanza ha fatto irruzione nel capannone di Acerra.

Un’altra avventura imprenditoriale è il marchio “Corleone”, registrato da Tony Colombo. In alcune interviste, il cantante ha affermato di essersi ispirato al nome della città siciliana, ma di non aver pensato ad alcun legame con la mafia, in particolare con Riina, nativo di Corleone. La campagna pubblicitaria è stata intensa, con manifesti in strada e pubblicità sui giornali, coinvolgendo anche vari vip e personaggi televisivi che sono apparsi indossando i capi di abbigliamento del marchio. Gli inquirenti ritengono che l’idea sia stata concepita da Vincenzo Di Lauro. Un altro affare legato al boss è la distribuzione in Italia della bevanda “9mm” a forma di proiettile. Una donna, intercettata in ambientale, durante una conversazione in auto, afferma che Enzo Di Lauro è diventato un “uomo coraggioso”, che è “diventato gentiluomo” e ha fatto buoni investimenti, come la lattina a forma di proiettile. La donna racconta anche del ruolo di Tina Rispoli nel clan, descrivendola come una “donna che comanda gli uomini”, che “comanda i fratelli” e che ha raddoppiato i suoi investimenti, creando anche un marchio di abbigliamento, a differenza di Raffaele ed Enzo Rispoli, che semplicemente prestano soldi ad usura. Secondo il giudice, il settore emergente per il clan è quello delle aste giudiziarie, in cui riescono a riciclare denaro sporco grazie alle lacune normative. Il boss viene presentato ai nuovi soci provenienti dalla frangia del gruppo della Vanella Grassi che aveva deciso di abbandonare il settore degli stupefacenti rischioso.

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Aggressione con coltello nei pressi della stazione centrale, arrestati due individui

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Aggressione con coltello nei pressi della stazione centrale, arrestati due individui

Un tragico evento ha sconvolto la notte di Napoli: un cittadino del Gambia è stato gravemente ferito durante un litigio in via Nazionale, nei pressi di piazza Garibaldi. Purtroppo, l’uomo è morto poco dopo a seguito delle ferite riportate.

Dettagli sull’omicidio

Secondo i primi rapporti, un uomo è stato ucciso nella notte a coltellate in via Nazionale, nel cuore di Napoli, tra piazza Nazionale e la stazione centrale. La Polizia di Stato è rapidamente intervenuta e ha intercettato due persone sospettate di essere coinvolte nell’omicidio. Attualmente, la posizione dei sospettati è al vaglio degli inquirenti.

Ipotesi sulla dinamica del delitto

Dalle prime ricostruzioni sembra che l’omicidio sia avvenuto durante una lite tra cittadini extracomunitari. La vittima, originaria del Gambia, è deceduta poco dopo l’aggressione. Gli agenti sono intervenuti a seguito di una segnalazione riguardante un ferimento conseguente a una disputa, ma purtroppo non sono riusciti a salvare l’uomo.

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Bambina di 8 anni deceduta a Giugliano

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Bambina di 8 anni deceduta a Giugliano

Grave incidente stradale a Giugliano in Campania, Napoli, lungo la Domitiana: una Smart con a bordo 4 persone, una donna, le sue due figlie minorenni e un uomo, si è ribaltata. Una bambina di 8 anni è deceduta, mentre sua sorella di 16 anni è rimasta ferita.

Dettagli dell’incidente

Questa mattina, una tragica fatalità si è verificata a Giugliano in Campania, provincia di Napoli. I quattro, a bordo di una Smart Fortwo, stavano percorrendo la Domitiana quando l’auto, per ragioni ancora sconosciute, si è ribaltata. Nell’auto c’erano quattro persone: la bambina di otto anni, che è morta sul colpo, sua sorella di 16 anni, che è stata portata in ospedale con sospette fratture, la madre, anch’essa trasportata immediatamente al Pronto Soccorso e ricoverata in osservazione, e il compagno della madre, che guidava la vettura, riportando solo lievi escoriazioni.

Il tratto stradale è stato chiuso temporaneamente per permettere i rilievi e il successivo ripristino della carreggiata. Sul luogo del sinistro sono intervenuti prontamente i carabinieri per effettuare gli accertamenti necessari.

Interventi d’emergenza

Dopo l’incidente, il soccorso è stato tempestivo. Le autorità hanno subito chiuso il tratto stradale colpito per garantire l’accessibilità alle squadre di emergenza e ai mezzi di ripristino della carreggiata. I carabinieri si sono impegnati a raccogliere tutte le informazioni necessarie per determinare le cause dell’incidente e per garantire la sicurezza della zona.

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Inchieste su 30 anziani assistiti da Mario Eutizia

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Inchieste su 30 anziani assistiti da Mario Eutizia

Mario Eutizia, un uomo di 47 anni, ha confessato l’omicidio di quattro anziani che erano sotto la sua cura. Rimane in carcere con la dichiarazione: “Mi sono consegnato per essere aiutato a non uccidere”. Le indagini ora si estendono su circa 30 anziani che ha accudito negli ultimi dieci anni.

Confessione del Reoconfesso

Mario Eutizia, originario di Napoli, è stato arrestato dai carabinieri del nucleo radiomobile di Caserta dopo l’inizio delle indagini sulle sue dichiarazioni. L’uomo ha confessato di aver ucciso quattro anziani, dichiarando che il suo intento era quello di “alleviare le sofferenze” di coloro che aveva in cura. Secondo le dichiarazioni del pm, Eutizia si sente come un “angelo della morte”, qualcuno che trova una sorta di realizzazione nel togliere la vita a persone sofferenti.

I primi due omicidi recenti riguardano Gerardo Chintemi, deceduto a Vibonati lo scorso marzo, e Luigi Di Marzo, morto a Casoria nel dicembre 2023. I restanti due omicidi, che risalgono a circa dieci anni fa, sono avvenuti a Latina, ma mancano dettagli più specifici.

Dettagli dell’arresto e delle dichiarazioni

Eutizia, dopo aver confessato, è stato trasferito nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. L’uomo ha spiegato di essersi consegnato volontariamente con l’intento di ricevere aiuto per “non uccidere più”. Accompagnato dai suoi avvocati, ha rivelato che prima di costituirsi è rimasto senza un posto dove andare e ha trascorso due giorni su una panchina a piazza Carlo Terzo a Napoli.

Il legale di Eutizia, Gennaro Romano, ha dichiarato che il suo assistito è una persona fragile e affetta da gravi patologie, scoperte dopo un’operazione a seguito di un infarto durante un soggiorno lavorativo in Georgia. Anche se le sue azioni sono state tragiche, non è emersa una volontà omicidiaria, bensì un atto di quello che lui definisce “pietas”.

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