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A Napoli una scultura di Vlad Tepes accanto all’enigmatica sepoltura di Dracula
Una scultura raffigurante Vlad III di Valacchia, il celebre “Dracula”, è stata posizionata vicino a quella che alcune teorie sostengono essere la vera tomba di Dracula, nel chiostro di Santa Maria La Nova a Napoli.
La scultura accanto alla supposta sepoltura di Dracula
Una scultura dedicata a Vlad Țepeș, meglio conosciuto come Dracula, si trova ora accanto a ciò che potrebbe essere la tomba di Dracula. Un’opera raffigurante il principe (voivoda) di Valacchia è stata recentemente collocata a Napoli, nel chiostro della Chiesa di Santa Maria La Nova, situata nel centro storico. Questa teoria riaccende l’interesse sulla possibilità che il temuto principe rumeno sia stato sepolto nella città partenopea. In Romania, Vlad Țepeș è una figura leggendaria per il ruolo che ha avuto nel respingere l’invasione ottomana e fu da lui che Bram Stoker trasse ispirazione per il personaggio di Dracula.
La scultura di Vlad III, alta più di un metro, è stata posizionata su un grande piedistallo in pietra, di fronte alla tomba di Matteo Ferrillo nel chiostro di Santa Maria La Nova. L’opera è stata realizzata dallo scultore George Dumitru. È indubbio che questa attrarrà presto turisti da tutto il mondo: da diversi anni, infatti, la presunta “Tomba di Dracula” è una meta turistica affascinante per il suo valore letterario e storico. Vlad III, soprannominato il figlio del Drago Vlad III di Valacchia, era noto come Drăculea (poi traslato in Occidente come “dracula”), che in romeno significa semplicemente “figlio di Dracul”. Dracul era a sua volta un soprannome dato al padre Vlad II, che a sua volta ebbe il soprannome di Dracul (“drago”) per aver fatto parte dell’Ordine del Drago, una sorta di associazione fondata per proteggere il cristianesimo nell’Europa orientale (una sorta di “Santa Alleanza” formata dai Re cristiani per fermare o almeno rallentare l’avanzata dei Turchi nei Balcani). L’altro soprannome, Țepeș (“l’impalatore”), gli fu dato perché era solito impalare i prigionieri di guerra, tanto che in tutta Europa si diffuse la voce che fosse un crudele sovrano, incline a commettere atrocità.
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Il mistero della tomba di Vlad III La sua tomba non è stata ufficialmente scoperta: morto tra ottobre e dicembre del 1476, in circostanze mai del tutto chiare (si dice che sia morto per mano delle truppe del fratello che lo avrebbero scambiato per un turco durante una battaglia, ma anche per mano degli stessi turchi o per essere stato morso da un pipistrello, secondo altre versioni), la tradizione afferma che sia stato sepolto nel monastero di Comana, in Romania, mentre la sua testa sarebbe stata consegnata all’imperatore turco a Costantinopoli. Un’altra versione sostiene che sia stato sepolto nel monastero di Snagov, su un’isola situata a pochi chilometri da Bucarest. Tuttavia, secondo molti studiosi, il corpo di Vlad III sarebbe stato bruciato subito dopo la sua morte.
La tomba di Matteo Ferrillo a Napoli
La leggenda narra che Vlad III sia giunto a Napoli dopo una lunga avventura: sarebbe stato catturato e portato prigioniero a Costantinopoli anziché morire in battaglia. Qui, sarebbe stato riscattato da sua figlia Maria Balsa e portato in Italia (dove già viveva da molti anni, sposata con un alto funzionario del governo aragonese di Napoli, Giacomo Alfonso Ferrillo). Vlad III avrebbe trascorso i suoi ultimi anni in esilio dorato come ospite di Giorgio Rea, un influente uomo del Regno di Napoli. Alla morte di Vlad, non essendo possibile organizzare un funerale in sua memoria, venne sepolto nella tomba del suocero, Matteo Ferrillo, che si trova ancora oggi nel chiostro di Santa Maria La Nova. Sulla tomba di Ferrillo compaiono due draghi e vari elementi considerati di origine slava, insieme a frasi in una lingua che, fino ad oggi, non è stata tradotta in quanto sconosciuta.
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Aggressione con coltello nei pressi della stazione centrale, arrestati due individui
Un tragico evento ha sconvolto la notte di Napoli: un cittadino del Gambia è stato gravemente ferito durante un litigio in via Nazionale, nei pressi di piazza Garibaldi. Purtroppo, l’uomo è morto poco dopo a seguito delle ferite riportate.
Dettagli sull’omicidio
Secondo i primi rapporti, un uomo è stato ucciso nella notte a coltellate in via Nazionale, nel cuore di Napoli, tra piazza Nazionale e la stazione centrale. La Polizia di Stato è rapidamente intervenuta e ha intercettato due persone sospettate di essere coinvolte nell’omicidio. Attualmente, la posizione dei sospettati è al vaglio degli inquirenti.
Ipotesi sulla dinamica del delitto
Dalle prime ricostruzioni sembra che l’omicidio sia avvenuto durante una lite tra cittadini extracomunitari. La vittima, originaria del Gambia, è deceduta poco dopo l’aggressione. Gli agenti sono intervenuti a seguito di una segnalazione riguardante un ferimento conseguente a una disputa, ma purtroppo non sono riusciti a salvare l’uomo.
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Bambina di 8 anni deceduta a Giugliano
Grave incidente stradale a Giugliano in Campania, Napoli, lungo la Domitiana: una Smart con a bordo 4 persone, una donna, le sue due figlie minorenni e un uomo, si è ribaltata. Una bambina di 8 anni è deceduta, mentre sua sorella di 16 anni è rimasta ferita.
Dettagli dell’incidente
Questa mattina, una tragica fatalità si è verificata a Giugliano in Campania, provincia di Napoli. I quattro, a bordo di una Smart Fortwo, stavano percorrendo la Domitiana quando l’auto, per ragioni ancora sconosciute, si è ribaltata. Nell’auto c’erano quattro persone: la bambina di otto anni, che è morta sul colpo, sua sorella di 16 anni, che è stata portata in ospedale con sospette fratture, la madre, anch’essa trasportata immediatamente al Pronto Soccorso e ricoverata in osservazione, e il compagno della madre, che guidava la vettura, riportando solo lievi escoriazioni.
Il tratto stradale è stato chiuso temporaneamente per permettere i rilievi e il successivo ripristino della carreggiata. Sul luogo del sinistro sono intervenuti prontamente i carabinieri per effettuare gli accertamenti necessari.
Interventi d’emergenza
Dopo l’incidente, il soccorso è stato tempestivo. Le autorità hanno subito chiuso il tratto stradale colpito per garantire l’accessibilità alle squadre di emergenza e ai mezzi di ripristino della carreggiata. I carabinieri si sono impegnati a raccogliere tutte le informazioni necessarie per determinare le cause dell’incidente e per garantire la sicurezza della zona.
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Inchieste su 30 anziani assistiti da Mario Eutizia
Mario Eutizia, un uomo di 47 anni, ha confessato l’omicidio di quattro anziani che erano sotto la sua cura. Rimane in carcere con la dichiarazione: “Mi sono consegnato per essere aiutato a non uccidere”. Le indagini ora si estendono su circa 30 anziani che ha accudito negli ultimi dieci anni.
Confessione del Reoconfesso
Mario Eutizia, originario di Napoli, è stato arrestato dai carabinieri del nucleo radiomobile di Caserta dopo l’inizio delle indagini sulle sue dichiarazioni. L’uomo ha confessato di aver ucciso quattro anziani, dichiarando che il suo intento era quello di “alleviare le sofferenze” di coloro che aveva in cura. Secondo le dichiarazioni del pm, Eutizia si sente come un “angelo della morte”, qualcuno che trova una sorta di realizzazione nel togliere la vita a persone sofferenti.
I primi due omicidi recenti riguardano Gerardo Chintemi, deceduto a Vibonati lo scorso marzo, e Luigi Di Marzo, morto a Casoria nel dicembre 2023. I restanti due omicidi, che risalgono a circa dieci anni fa, sono avvenuti a Latina, ma mancano dettagli più specifici.
Dettagli dell’arresto e delle dichiarazioni
Eutizia, dopo aver confessato, è stato trasferito nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. L’uomo ha spiegato di essersi consegnato volontariamente con l’intento di ricevere aiuto per “non uccidere più”. Accompagnato dai suoi avvocati, ha rivelato che prima di costituirsi è rimasto senza un posto dove andare e ha trascorso due giorni su una panchina a piazza Carlo Terzo a Napoli.
Il legale di Eutizia, Gennaro Romano, ha dichiarato che il suo assistito è una persona fragile e affetta da gravi patologie, scoperte dopo un’operazione a seguito di un infarto durante un soggiorno lavorativo in Georgia. Anche se le sue azioni sono state tragiche, non è emersa una volontà omicidiaria, bensì un atto di quello che lui definisce “pietas”.
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