“Vincenzo De Luca è stato eletto con il Pd nel 1993 quando io avevo solo 8 anni” dichiara Elly Schein. Questo è solo l’inizio di una lotta politica che durerà mesi.

Schlein e De Luca

Dopo mesi di tensione si arriva (alcuni dicono ‘finalmente’) al momento del confronto tra Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, e Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania. È il programma di Fabio Fazio “Che tempo che fa” a prendere il posto dei congressi e delle riunioni di partito. La scorsa settimana De Luca è stato ospite del programma su Discovery Nove per presentare il suo libro “Nonostante il Pd” e ha lanciato critiche al suo stesso partito. Questo è solo l’inizio del tour promozionale del libro del governatore, che vuole modificare la legge regionale per potersi candidare per la quarta volta alle Elezioni Regionali in Campania. Tuttavia, dopo aver svolto due mandati consecutivi, gli è attualmente preclusa questa possibilità.

Elly Schlein è stata categorica durante la sua presenza a “Che tempo che fa”. Alla domanda di Fazio: “Vincenzo De Luca si candiderebbe per un terzo mandato in Regione Campania se fosse possibile?” ha risposto:
In questo momento non è previsto un terzo mandato secondo la legge vigente. Ricordo bene che Vincenzo De Luca è stato eletto per la prima volta nel 1993, quando io avevo solo 8 anni. Il titolo più adatto per il suo libro dovrebbe essere “Grazie, Pd”. Il Pd è una grande comunità, non solo la sua segretaria, e sarebbe giusto ringraziarlo. La risposta deluchiana non si è fatta attendere, con De Luca che ha dichiarato: “Schlein ha fatto un’altra figura sbagliata, perché nel 1993 e nel 1997 mi sono candidato senza il sostegno di un partito. Mi sono presentato con due liste programmatiche, quindi ha perso un’altra occasione per restare in silenzio”.

De Luca e la trattativa per un possibile terzo mandato alla Regione Campania

Quanto sostiene De Luca sulla sua elezione a sindaco di Salerno nel 1993 non è del tutto vero, ma rappresenta il fulcro della questione – se analizzata dal suo inizio fino ad oggi – riguardo al rapporto tra “lo sceriffo” e il suo partito di riferimento. È importante contestualizzare: nel 1993, durante la tempesta giudiziaria di Tangentopoli, De Luca diventa sindaco al posto del precedente primo cittadino Vincenzo Giordano, coinvolto nello scandalo delle tangenti (e successivamente assolto negli anni successivi).

Un mese dopo, durante le elezioni amministrative, De Luca si candida secondo la legge che prevede l’elezione diretta del sindaco e crea una lista chiamata “Progressisti per Salerno”, che tuttavia include anche l’ambito del Partito Democratico della Sinistra dell’epoca, il partito nato dalla Svolta della Bolognina di Achille Occhetto nel 1991, che rappresentava l’erede del Partito Comunista Italiano, nel quale De Luca era sempre stato attivo. Proprio questo rapporto tra il presidente della Regione e il suo partito rappresenta il cuore della questione: De Luca ha sempre preferito avere piena autonomia e nessuna concertazione riguardo alla composizione delle liste, alla scelta dei candidati e alle alleanze. Non sono mai state previste discussioni sulle politiche da adottare per il territorio o sulla scelta degli assessori: la decisione spetta solo a lui. Nel corso degli anni ci sono state così tante polemiche che potrebbero riempire un intero volume di racconti. Ora che gli equilibri all’interno del centrosinistra sono cambiati, che l’influenza di De Luca non brilla più come un tempo e che ha superato i settanta anni, è diventato più evidente il bisogno di cambiamento, anche se in passato nessuno osava sollevare la questione per paura di infastidirlo.

Il governatore sta aspettando. E spera, come Leonard Cohen, uno dei suoi cantanti preferiti, di poter dire presto “I’m your man”, esibendo i nuovi manifesti elettorali del 2025. Nel frattempo, è in campagna elettorale su ogni canale televisivo e sui social media. E spera che alle Elezioni Europee dell’anno prossimo sia la segreteria di Schlein a perdere terreno, in modo da potersi riaffermare come “l’uomo provvidenziale”, l’unico capace di far vincere il centrosinistra in Campania. Ciò anche perché il centrodestra di Giorgia Meloni ha già le idee chiare: da mesi sta preparando il terreno per Gennaro Sangiuliano, attuale ministro della Cultura e praticamente radicato in Campania, che potrebbe sfruttare ogni minimo evento per avanzare.

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