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Terra dei Fuochi: imprenditori condannati potrebbero riavere 200 milioni di euro
Il 25 Marzo è attesa la sentenza sul dissequestro dei beni dei fratelli Pellini, imprenditori di Acerra condannati in via definitiva per disastro ambientale. Un tesoro da 220 milioni di euro che potrebbe tornare nelle loro mani.
I fratelli Pellini di Acerra sono stati condannati in tutti e tre i gradi di giudizio per disastro ambientale e traffico illecito di rifiuti. Titolari di un’impresa che si occupava appunto di rifiuti nella zona di Acerra a nord di Napoli, lo stesso Comune che ospita l’inceneritore, i Pellini furono accusati di aver sversato nelle campagne acerrane rifiuti pericolosi. La loro vicenda fu così nota da diventare una delle storie simbolo dell’inquinamento nella Terra dei Fuochi: 1 milione di tonnellate di rifiuti pericolosi e non finiti sotto terra, smaltiti nei Regi Lagni, ceduti a terzi come fertilizzanti e compost.
Per la giustizia penale i conti sono chiusi, i fratelli Salvatore, Cuono e Giovanni Pellini sono stati condannati a 7 anni di reclusione nel 2017 in via definitiva, ma grazie ai benefici ed all’indulto, hanno scontato poco più di qualche mese di galera. Vicenda finita? Tutt’altro, perché gli imprenditori attraverso i legali hanno chiesto di rientrare in possesso dei loro beni confiscati negli ultimi anni in conseguenza delle condanne. Un provvedimento di dissequestro che è arrivato ora in cassazione, con udienza prevista lunedì 25 marzo, e la possibilità che gli imprenditori condannati possano riavere indietro il loro patrimonio è tutt’altro che remota.
Un tesoro da 220 milioni di euro per gli imprenditori condannati L’ammontare dei beni confiscati ai Pellini, a seguito delle loro attività illecite legate allo smaltimento di rifiuti, è pari a circa 220 milioni di euro. Un’enormità. Soldi, conti correnti, quote societarie, auto di lusso, ville, terreni, addirittura anche un elicottero, nel tesoro che lo Stato ha finora tenuto lontano dai Pellini, ma che potrebbe tornare nelle loro disponibilità. Secondo la legge infatti, la giustizia avrebbe dovuto prendere una decisione entro 18 mesi dall’inizio della controversia, pena il decadimento per decorrenza dei termini. I 18 mesi sono già trascorsi, anche a causa di una nuova immissione al ruolo decisa dai giudici nella prima ed ultima udienza del 2023. Praticamente un “ritorno al via” che ha significato la decorrenza dei 18 mesi. Ma non tutto è perduto, infatti la legge stabilisce che la decadenza dei termini non si applica davanti a casi complessi e di grande gravità. Starà dunque in questa applicazione della discrezionalità che i giudici dovranno stabilire i termini della loro sentenza. Se dovessimo basarci solo sul periodo di decorrenza dei termini, allora la sentenza sarebbe già scritta e i 220 milioni di euro ritornerebbero ai Pellini, condannati in 3 gradi di giudizio per i reati ambientali.
Nei terreni ancora i veleni e nessuna bonifica Oggi i fratelli Pellini si occupano con diverse società di edilizia, formazione professionale e anche di soccorso stradale. Un ritorno in campo dopo le condanne per i reati ambientali. Intanto sui terreni inquinati dalle attività dei Pellini non è stato fatti praticamente nulla, come ci spiega Alessandro Cannavacciuolo, storico ambientalista di Acerra: “Non è stato fatto un bel niente, nonostante ci siano le sentenze definitive sul disastro ambientale, non c’è stato uno studio per individuare le aree oggetto di sversamento e quindi nemmeno una messa in sicurezza o un ripristino dello stato dei luoghi, non è stato fatto assolutamente nulla”. Ma non solo: “Gli opifici realizzati dai Pellini illecitamente, all’interno dei quali si sono poi consumati i reati per i quali sono stati condannati, dovevano essere abbattuti – sottolinea Cannavacciuolo – c’è una decisione della magistratura in tal senso, ma nessuno ha mai provveduto ad abbattere quelle strutture, doveva farlo il Comune di Acerra, l’amministrazione Lettieri, ma non è stato fatto niente”. Ci sono stati alcuni dei terreni interessati dai traffici dei Pellini, dove c’è stata una rimozione dei rifiuti, ma non si è mai provveduto alla bonifica dei suoli. Una storia dunque che davvero rappresenta la fotografia plastica della sconfitta dello Stato davanti al disastro della Terra dei Fuochi, di cui Acerra è senza dubbio un simbolo. “Se i 220 milioni di euro ritornano ai Pellini – dice Cannavacciuolo – sarà l’emblema della beffa che subiranno tutti i cittadini di Acerra, significherebbe uccidere per due volte i cittadini della Terra dei Fuochi”. Lunedì 25 Marzo ci sarà la sentenza, che in un modo o in un altro segnerà la parole fine in maniera definitiva su questa vicenda.
Morto dopo trasfusione di sangue infetto: risarcimento da un milione di euro alla famiglia.
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Aggressione con coltello nei pressi della stazione centrale, arrestati due individui
Un tragico evento ha sconvolto la notte di Napoli: un cittadino del Gambia è stato gravemente ferito durante un litigio in via Nazionale, nei pressi di piazza Garibaldi. Purtroppo, l’uomo è morto poco dopo a seguito delle ferite riportate.
Dettagli sull’omicidio
Secondo i primi rapporti, un uomo è stato ucciso nella notte a coltellate in via Nazionale, nel cuore di Napoli, tra piazza Nazionale e la stazione centrale. La Polizia di Stato è rapidamente intervenuta e ha intercettato due persone sospettate di essere coinvolte nell’omicidio. Attualmente, la posizione dei sospettati è al vaglio degli inquirenti.
Ipotesi sulla dinamica del delitto
Dalle prime ricostruzioni sembra che l’omicidio sia avvenuto durante una lite tra cittadini extracomunitari. La vittima, originaria del Gambia, è deceduta poco dopo l’aggressione. Gli agenti sono intervenuti a seguito di una segnalazione riguardante un ferimento conseguente a una disputa, ma purtroppo non sono riusciti a salvare l’uomo.
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Bambina di 8 anni deceduta a Giugliano
Grave incidente stradale a Giugliano in Campania, Napoli, lungo la Domitiana: una Smart con a bordo 4 persone, una donna, le sue due figlie minorenni e un uomo, si è ribaltata. Una bambina di 8 anni è deceduta, mentre sua sorella di 16 anni è rimasta ferita.
Dettagli dell’incidente
Questa mattina, una tragica fatalità si è verificata a Giugliano in Campania, provincia di Napoli. I quattro, a bordo di una Smart Fortwo, stavano percorrendo la Domitiana quando l’auto, per ragioni ancora sconosciute, si è ribaltata. Nell’auto c’erano quattro persone: la bambina di otto anni, che è morta sul colpo, sua sorella di 16 anni, che è stata portata in ospedale con sospette fratture, la madre, anch’essa trasportata immediatamente al Pronto Soccorso e ricoverata in osservazione, e il compagno della madre, che guidava la vettura, riportando solo lievi escoriazioni.
Il tratto stradale è stato chiuso temporaneamente per permettere i rilievi e il successivo ripristino della carreggiata. Sul luogo del sinistro sono intervenuti prontamente i carabinieri per effettuare gli accertamenti necessari.
Interventi d’emergenza
Dopo l’incidente, il soccorso è stato tempestivo. Le autorità hanno subito chiuso il tratto stradale colpito per garantire l’accessibilità alle squadre di emergenza e ai mezzi di ripristino della carreggiata. I carabinieri si sono impegnati a raccogliere tutte le informazioni necessarie per determinare le cause dell’incidente e per garantire la sicurezza della zona.
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Inchieste su 30 anziani assistiti da Mario Eutizia
Mario Eutizia, un uomo di 47 anni, ha confessato l’omicidio di quattro anziani che erano sotto la sua cura. Rimane in carcere con la dichiarazione: “Mi sono consegnato per essere aiutato a non uccidere”. Le indagini ora si estendono su circa 30 anziani che ha accudito negli ultimi dieci anni.
Confessione del Reoconfesso
Mario Eutizia, originario di Napoli, è stato arrestato dai carabinieri del nucleo radiomobile di Caserta dopo l’inizio delle indagini sulle sue dichiarazioni. L’uomo ha confessato di aver ucciso quattro anziani, dichiarando che il suo intento era quello di “alleviare le sofferenze” di coloro che aveva in cura. Secondo le dichiarazioni del pm, Eutizia si sente come un “angelo della morte”, qualcuno che trova una sorta di realizzazione nel togliere la vita a persone sofferenti.
I primi due omicidi recenti riguardano Gerardo Chintemi, deceduto a Vibonati lo scorso marzo, e Luigi Di Marzo, morto a Casoria nel dicembre 2023. I restanti due omicidi, che risalgono a circa dieci anni fa, sono avvenuti a Latina, ma mancano dettagli più specifici.
Dettagli dell’arresto e delle dichiarazioni
Eutizia, dopo aver confessato, è stato trasferito nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. L’uomo ha spiegato di essersi consegnato volontariamente con l’intento di ricevere aiuto per “non uccidere più”. Accompagnato dai suoi avvocati, ha rivelato che prima di costituirsi è rimasto senza un posto dove andare e ha trascorso due giorni su una panchina a piazza Carlo Terzo a Napoli.
Il legale di Eutizia, Gennaro Romano, ha dichiarato che il suo assistito è una persona fragile e affetta da gravi patologie, scoperte dopo un’operazione a seguito di un infarto durante un soggiorno lavorativo in Georgia. Anche se le sue azioni sono state tragiche, non è emersa una volontà omicidiaria, bensì un atto di quello che lui definisce “pietas”.
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