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Addio Capitano: Mio Padre è Partito via
Tragedia nella centrale idroelettrica di Suviana
La recente esplosione che ha colpito la centrale di Bargi sul lago di Suviana ha provocato un’altra vittima, Vincenzo Garzillo, un napoletano di 68 anni che era stato richiamato dalla pensione per svolgere il ruolo di consulente. La figlia ha riferito a Fanpage: “È uscito come capitano”.
È trascorso poco più di 24 ore dal ritrovamento dell’ultima delle sette vittime dell’esplosione, e Vincenzo Garzillo è stato l’ultimo ad essere recuperato. Secondo il racconto della figlia Fara, il suo comportamento rispecchia quello di un capitano che non ha mai abbandonato la sua nave.
“È entrato per primo, come capitano, ed è uscito come capitano. Non ha abbandonato mai la sua nave, mai”.
Le testimonianze ricevute da ex colleghi evidenziano il profondo rispetto e ammirazione per Vincenzo Garzillo, considerato un vero e proprio maestro. Il suo impegno e la sua professionalità sono stati encomiati da tutti coloro che hanno avuto l’opportunità di lavorare con lui.
Vincenzo Garzillo sarà presto riportato a casa per ricevere una degna sepoltura. La famiglia ha richiesto la massima riservatezza durante il rito funebre, evidenziando l’importanza che l’uomo attribuiva al suo lavoro, alla sua squadra, ma soprattutto alla famiglia.
Fara, la figlia di Vincenzo, ha raccontato l’angoscia vissuta durante le ore di attesa e l’emozione nel sapere che suo padre è stato recuperato come un vero capitano, rimanendo fedele fino all’ultimo momento.
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Musica alta e schiamazzi a Piazza del Gesù: invitati a cessare, aggrediscono i vigili
Tre Agenti di Polizia Aggrediti in Piazza del Gesù, Coppia Accusata di Violenza e Resistenza
Tre agenti di polizia locale sono stati brutalmente aggrediti in Piazza del Gesù a Napoli, riportando ferite tali da richiedere il ricovero in ospedale. Gli agenti hanno ricevuto una prognosi di cinque giorni. Gli aggressori sono una coppia, ora nei guai per violenza e resistenza a pubblico ufficiale.
Aggressione Scatenata da Musica Ad Alto Volume
In Piazza del Gesù, nel cuore di Napoli, la coppia, un uomo rumeno e una donna colombiana naturalizzata italiana, disturbava cittadini e turisti con musica ad alto volume senza alcuna autorizzazione. Quando la polizia locale li ha invitati a smettere, i due hanno reagito violentemente, aggredendo gli agenti con calci e pugni. Tre poliziotti municipali sono stati feriti e portati in ospedale, con una prognosi di cinque giorni. L’episodio è accaduto la sera di venerdì 23 agosto. La coppia è stata fermata per violenza e resistenza a pubblico ufficiale e sottoposta a fermo di polizia giudiziaria. Il pm di turno ha disposto il rito per direttissima, che si terrà questa mattina. Le autorità stanno verificando eventuali precedenti specifici dei due individui.
Dichiarazione del Sindacato CSA della Polizia Locale
Antonio D’Amato, Coordinatore CSA Polizia Municipale di Napoli, ha commentato l’episodio, sottolineando il rischio costante di aggressione per gli operatori di polizia municipale. Ha evidenziato anche il problema del mancato riconoscimento della categoria come usurante e della conseguente perdita economica per gli agenti durante i giorni di infortunio. Il sindacato CSA ha denunciato l’accaduto e ribadito l’importanza di un intervento legislativo in materia, come richiesto dall’Unione Europea.
Altre Operazioni di Polizia
Nello stesso periodo, altre due operazioni di polizia amministrativa e giudiziaria sono state condotte dagli agenti dell’unità operativa Avvocata. In via Toledo, un cittadino georgiano è stato fermato per furti ripetuti presso i negozi Carpisa e Victoria’s Secret. L’individuo è stato identificato e si attende la querela di parte per procedere legalmente. In Piazza Carità, un altro cittadino, dopo essersi sottratto a un posto di controllo, è stato fermato e denunciato per rifiuto di declinare le generalità e resistenza a pubblico ufficiale.
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Un uomo senza vita a Napoli: lesioni da arma da taglio sul corpo
Ieri mattina a Napoli, in Vico Colonne al Lavinaio, è stato trovato il corpo senza vita di un uomo. La vittima presentava diverse ferite d’arma da taglio ed è stato fermato un uomo di 61 anni, sospettato del delitto.
Dinamica del Delitto
Lo hanno trovato in strada, riverso sull’asfalto, con diverse ferite d’arma da taglio. È giallo sulla morte di un uomo straniero, non ancora identificato, che nella tarda serata di ieri è stato rinvenuto privo di vita in Vico Colonne al Lavinaio, a Napoli. Per lui, all’arrivo dei soccorritori, non c’era già più nulla da fare. I sanitari del 118 non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. Sul posto, per le indagini del caso, sono giunti i carabinieri della compagnia Stella, che questa mattina hanno fermato un uomo di 61 anni sospettato del delitto. L’uomo, che è stato sottoposto a interrogatorio, sarà condotto in carcere per la convalida dell’arresto. I militari stanno lavorando per risalire all’identità della vittima e comprendere la dinamica dell’accaduto, al momento non ancora chiara.
Indagini e Autopsia
Sul corpo della vittima è stata disposta l’autopsia, mentre gli investigatori proseguono con gli accertamenti per capire cosa sia accaduto. Il corpo presentava numerose ferite, segno che potrebbe esserci stata una colluttazione tra la vittima e il suo aggressore, forse per una discussione scoppiata poco prima e poi degenerata. A quanto si apprende, ci sarebbe stata una discussione per motivi ancora da chiarire, al termine della quale il 61enne avrebbe preso un coltello e colpito ripetutamente la vittima, impossibilitata a difendersi. L’assassino l’avrebbe lasciata sanguinante a terra, senza prestare alcun soccorso. Sarà l’autopsia a stabilire se l’uomo sia morto immediatamente dopo le coltellate, o se il suo aggressore lo abbia lasciato agonizzante, senza chiamare i soccorsi che, forse, avrebbero potuto salvarlo.
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Uccideva anziani a cui badava: Eutizia provava soddisfazione nel ruolo di angelo della morte
Resta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere Mario Eutizia, reo confesso di quattro omicidi: avrebbe ucciso gli anziani a cui badava. L’uomo si è costituito ieri.
Confessione e Dettagli degli Omicidi
Mario Eutizia, sottoposto a fermo dopo aver confessato l’omicidio di quattro anziani a cui badava, che avrebbe ucciso somministrando loro massicce dosi di antidolorifici e farmaci oncologici, si sentirebbe “realizzato” nei panni di “angelo della morte”. Lo scrive nel provvedimento il pm Annalisa Imparato, della Procura di Santa Maria Capua Vetere, che ha disposto il carcere per il 48enne napoletano fino all’udienza di convalida, non ancora fissata. L’uomo, che al pm aveva chiesto di “essere aiutato a non ‘uccidere più'”, ha detto di averlo fatto perché voleva che smettessero di soffrire.
Dettagli delle Vittime
Ieri mattina il 48enne, che ha precedenti penali per furto, truffa, danneggiamento, appropriazione indebita, ma nessun reato contro la persona, da piazza Sant’Anna, a Caserta, ha contattato i carabinieri e ha detto di voler confessare diversi omicidi. I militari lo hanno quindi raggiunto e accompagnato in via Laviano, nella sede del Comando Provinciale. Ed è stato lì, supportato dai suoi avvocati, che ha cominciato a raccontare tutto.
Ha indicato quattro presunte vittime. Le prime, non ancora identificate, due le avrebbe uccise nel 2014, quando lavorava nelle loro abitazioni a Latina. Immediati riscontri sono invece arrivati per altre due vittime: Luigi Di Marzo, 88 anni, morto nel dicembre 2023 a Casoria (Napoli), Gerardo Chintemi, 96 anni, morto nel marzo 2024 a Vibonati (Salerno). I parenti dei due anziani hanno confermato che Eutizia aveva lavorato in quelle case come badante. A Vibonati il 48enne era stato anche denunciato dai familiari di Chintemi per aver rubato l’automobile dell’anziano dopo la morte di quest’ultimo.
L’uomo ha raccontato al pm di avere ucciso “spinto da una profonda compassione e pietà”, somministrando dosi elevate dei farmaci che erano stati prescritti agli anziani. Farmaci che conosceva bene perché anche lui ne faceva uso, essendo affetto come le vittime da patologie oncologiche.
Nel provvedimento il pm Imparato descrive la “volontà omicidiaria” di Eutizia: “Tutte le condotte poste in essere convergono verso l’ ‘exitus’, non solo rappresentato come certo dall’indagato, ma voluto come conseguenza delle proprie azioni. L’ ‘animus necandi’ associato alla misericordia cristiana – dallo stesso ammessa – determinano la propensione dell’indagato a vestire i panni di ‘angelo della morte’. In queste vesti lo stesso prova profonda gratitudine e realizzazione”.
Secondo il magistrato, si legge ancora nel fermo, “la somministrazione lenta e continua di dosi massicce di farmaci potenzialmente letali ove abbinati, compendiata dal desiderio di veder cessare l’agonia degli anziani, non può che dimostrare che Eutizia, conoscitore delle caratteristiche dei farmaci sia per l’esperienza lavorativa che per l’assunzione personale in quanto già paziente oncologico, voleva cagionare la morte dei suoi assistiti. Una morte certa in considerazione dell’età degli stessi e delle critiche condizioni cliniche”.
Durante l’interrogatorio, continua il pm, Eutizia “confessava di aver deciso di somministrare dosi massicce di farmaci – in reiterate circostanze e in ampio lasso temporale – in quanto spinto da una profonda compassione e pietà per gli stessi, consapevole che una perdurante assunzione li avrebbe accompagnati dolcemente verso la fine. Infatti, come dallo stesso Eutizia ammesso, nessuno si accorgeva delle dosi quadruplicate in quanto nessuno de familiari assisteva al momento della somministrazione”. Secondo il magistrato, infine, “non può non assumere pregnante rilievo la richiesta avanzata da Eutizia al Pm di essere aiutato a non ‘uccidere più’ perché, ove si fosse trovato nelle medesime condizioni, a suo dire avrebbe potuto uccidere ancora ben conscio di non poter reggere una sofferenza tale”.
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