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Kit per omicidio: guanti e gel anti peli per Clan Contini

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Kit per omicidio: guanti e gel anti peli per Clan Contini

Il kit per l’omicidio del clan Contini

Il clan Contini, facente parte dell’Alleanza di Secondigliano, si distingueva per la sua struttura gerarchica ben definita e per le rigorose regole che seguiva nelle attività criminali. In particolare, aveva predisposto un “kit per gli omicidi” studiato appositamente per minimizzare il rischio di lasciare tracce sul luogo dei delitti che potessero essere ricondotte ai killer. Questo dettaglio emergente dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Teodoro De Rosa è inclusa nell’ordinanza eseguita dai carabinieri il 12 giugno con 11 arresti. Le indagini hanno rivelato che, nonostante un precedente blitz nel 2019, il potente clan napoletano manteneva il controllo delle attività presso San Giovanni Bosco, approfittando del deposito per rubare forniture, compiere truffe assicurative e manipolare referti medici a favore dei membri affiliati.

Immagine di repertorio

Addetto al kit degli agguati, secondo le parole del pentito, era uno degli indagati, anche se qualche volta il compito era stato svolto anche da altri. Ma cosa comprendeva? Materiale da sala operatoria, usa e getta, anche questo preso dall’ospedale: guanti, ma anche delle tute, per non lasciare impronte digitali sul luogo del delitto. Ma la perizia con cui si preparavano le missioni di morte andava anche oltre: gli affiliati avevano a disposizione un particolare gel, da mettere sulle ciglia e sui capelli. Il motivo è facile da intuire: i peli venivano “fissati” al volto, per evitare che, se fossero caduti, gli inquirenti li recuperassero e da quelli potessero risalire al Dna dei killer.

Il controllo dell’ospedale San Giovanni Bosco

L’infiltrazione del clan Contini nel San Giovanni Bosco era emersa anche da precedenti indagini, culminate nel blitz eseguito dai carabinieri nel 2019. Anche allora era stato provato che il gruppo criminale di Eduardo ‘o Romano poteva contare su appoggi, compiacenti o ottenuti con la forza, all’interno dell’ospedale napoletano, dove addirittura gli affiliati si riunivano per i summit di camorra.

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Aggressione con coltello nei pressi della stazione centrale, arrestati due individui

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Aggressione con coltello nei pressi della stazione centrale, arrestati due individui

Un tragico evento ha sconvolto la notte di Napoli: un cittadino del Gambia è stato gravemente ferito durante un litigio in via Nazionale, nei pressi di piazza Garibaldi. Purtroppo, l’uomo è morto poco dopo a seguito delle ferite riportate.

Dettagli sull’omicidio

Secondo i primi rapporti, un uomo è stato ucciso nella notte a coltellate in via Nazionale, nel cuore di Napoli, tra piazza Nazionale e la stazione centrale. La Polizia di Stato è rapidamente intervenuta e ha intercettato due persone sospettate di essere coinvolte nell’omicidio. Attualmente, la posizione dei sospettati è al vaglio degli inquirenti.

Ipotesi sulla dinamica del delitto

Dalle prime ricostruzioni sembra che l’omicidio sia avvenuto durante una lite tra cittadini extracomunitari. La vittima, originaria del Gambia, è deceduta poco dopo l’aggressione. Gli agenti sono intervenuti a seguito di una segnalazione riguardante un ferimento conseguente a una disputa, ma purtroppo non sono riusciti a salvare l’uomo.

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Bambina di 8 anni deceduta a Giugliano

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Bambina di 8 anni deceduta a Giugliano

Grave incidente stradale a Giugliano in Campania, Napoli, lungo la Domitiana: una Smart con a bordo 4 persone, una donna, le sue due figlie minorenni e un uomo, si è ribaltata. Una bambina di 8 anni è deceduta, mentre sua sorella di 16 anni è rimasta ferita.

Dettagli dell’incidente

Questa mattina, una tragica fatalità si è verificata a Giugliano in Campania, provincia di Napoli. I quattro, a bordo di una Smart Fortwo, stavano percorrendo la Domitiana quando l’auto, per ragioni ancora sconosciute, si è ribaltata. Nell’auto c’erano quattro persone: la bambina di otto anni, che è morta sul colpo, sua sorella di 16 anni, che è stata portata in ospedale con sospette fratture, la madre, anch’essa trasportata immediatamente al Pronto Soccorso e ricoverata in osservazione, e il compagno della madre, che guidava la vettura, riportando solo lievi escoriazioni.

Il tratto stradale è stato chiuso temporaneamente per permettere i rilievi e il successivo ripristino della carreggiata. Sul luogo del sinistro sono intervenuti prontamente i carabinieri per effettuare gli accertamenti necessari.

Interventi d’emergenza

Dopo l’incidente, il soccorso è stato tempestivo. Le autorità hanno subito chiuso il tratto stradale colpito per garantire l’accessibilità alle squadre di emergenza e ai mezzi di ripristino della carreggiata. I carabinieri si sono impegnati a raccogliere tutte le informazioni necessarie per determinare le cause dell’incidente e per garantire la sicurezza della zona.

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Inchieste su 30 anziani assistiti da Mario Eutizia

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Inchieste su 30 anziani assistiti da Mario Eutizia

Mario Eutizia, un uomo di 47 anni, ha confessato l’omicidio di quattro anziani che erano sotto la sua cura. Rimane in carcere con la dichiarazione: “Mi sono consegnato per essere aiutato a non uccidere”. Le indagini ora si estendono su circa 30 anziani che ha accudito negli ultimi dieci anni.

Confessione del Reoconfesso

Mario Eutizia, originario di Napoli, è stato arrestato dai carabinieri del nucleo radiomobile di Caserta dopo l’inizio delle indagini sulle sue dichiarazioni. L’uomo ha confessato di aver ucciso quattro anziani, dichiarando che il suo intento era quello di “alleviare le sofferenze” di coloro che aveva in cura. Secondo le dichiarazioni del pm, Eutizia si sente come un “angelo della morte”, qualcuno che trova una sorta di realizzazione nel togliere la vita a persone sofferenti.

I primi due omicidi recenti riguardano Gerardo Chintemi, deceduto a Vibonati lo scorso marzo, e Luigi Di Marzo, morto a Casoria nel dicembre 2023. I restanti due omicidi, che risalgono a circa dieci anni fa, sono avvenuti a Latina, ma mancano dettagli più specifici.

Dettagli dell’arresto e delle dichiarazioni

Eutizia, dopo aver confessato, è stato trasferito nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. L’uomo ha spiegato di essersi consegnato volontariamente con l’intento di ricevere aiuto per “non uccidere più”. Accompagnato dai suoi avvocati, ha rivelato che prima di costituirsi è rimasto senza un posto dove andare e ha trascorso due giorni su una panchina a piazza Carlo Terzo a Napoli.

Il legale di Eutizia, Gennaro Romano, ha dichiarato che il suo assistito è una persona fragile e affetta da gravi patologie, scoperte dopo un’operazione a seguito di un infarto durante un soggiorno lavorativo in Georgia. Anche se le sue azioni sono state tragiche, non è emersa una volontà omicidiaria, bensì un atto di quello che lui definisce “pietas”.

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