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Fallita l’operazione pentimento, now clan ai figli.
Pentimento a metà di Sandokan Schiavone
Francesco Schiavone, noto come “Sandokan” nel mondo della camorra, è stato ritrasferito al regime del 41 bis dopo che il percorso di collaborazione è stato giudicato terminato dallo Stato. Questa decisione non è stata presa dal capoclan dei Casalesi, ma è stata imposta dall’autorità che ha considerato le sue dichiarazioni come inutili. Dopo 180 giorni, si chiude così la vicenda del pentimento di Schiavone, detenuto da 26 anni. Una conclusione che forse era già prevedibile, anche se si sperava in qualche rivelazione importante. Tuttavia, il pentimento del capoclan non ha portato alla luce dettagli significativi sul clan.
In un video per Fanpage.it, Roberto Saviano ipotizza che Schiavone abbia voluto seguire l’esempio del figlio Nicola o di Antonio Iovine, cercando di pentirsi senza rivelare segreti cruciali. Questo atteggiamento potrebbe derivare dall’idea che una sola dichiarazione di un mafioso può influenzare pesantemente un’indagine giudiziaria. I pentiti hanno 180 giorni per raccontare tutto ciò che sanno, e Schiavone sembra non essere riuscito a mantenere questa tempistica. La legge in materia di collaboratori di giustizia mira a garantire la genuinità della collaborazione e a evitare strumentalizzazioni delle dichiarazioni a fini personali.
Il bacio negato in carcere al figlio
Un momento significativo è stato il confronto tra Emanuele Libero Schiavone e suo padre in carcere. Durante la conversazione, il figlio esprime preoccupazione riguardo alla decisione di pentimento del padre, sottolineando i rischi che questa scelta potrebbe comportare per la fazione del clan dei Casalesi. Dopo l’incontro, la situazione si evolve in modo negativo con il figlio di Schiavone che diventa bersaglio di un attacco a Casal di Principe. La reazione degli altri membri del cartello evidenzia la gravità della situazione, con arresti e piani per “ricostruire” il clan.
Ora che il percorso di collaborazione è stato interrotto, la nuova generazione deve affrontare il destino del clan. Con gli eredi dei capiclan al potere, il futuro della criminalità organizzata a Casalesi è incerto. La vita in carcere non segna necessariamente la fine del potere di un boss, che può ancora influenzare le dinamiche interne del clan anche da dietro le sbarre del regime del 41 bis.
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Aggressione con coltello nei pressi della stazione centrale, arrestati due individui
Un tragico evento ha sconvolto la notte di Napoli: un cittadino del Gambia è stato gravemente ferito durante un litigio in via Nazionale, nei pressi di piazza Garibaldi. Purtroppo, l’uomo è morto poco dopo a seguito delle ferite riportate.
Dettagli sull’omicidio
Secondo i primi rapporti, un uomo è stato ucciso nella notte a coltellate in via Nazionale, nel cuore di Napoli, tra piazza Nazionale e la stazione centrale. La Polizia di Stato è rapidamente intervenuta e ha intercettato due persone sospettate di essere coinvolte nell’omicidio. Attualmente, la posizione dei sospettati è al vaglio degli inquirenti.
Ipotesi sulla dinamica del delitto
Dalle prime ricostruzioni sembra che l’omicidio sia avvenuto durante una lite tra cittadini extracomunitari. La vittima, originaria del Gambia, è deceduta poco dopo l’aggressione. Gli agenti sono intervenuti a seguito di una segnalazione riguardante un ferimento conseguente a una disputa, ma purtroppo non sono riusciti a salvare l’uomo.
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Bambina di 8 anni deceduta a Giugliano
Grave incidente stradale a Giugliano in Campania, Napoli, lungo la Domitiana: una Smart con a bordo 4 persone, una donna, le sue due figlie minorenni e un uomo, si è ribaltata. Una bambina di 8 anni è deceduta, mentre sua sorella di 16 anni è rimasta ferita.
Dettagli dell’incidente
Questa mattina, una tragica fatalità si è verificata a Giugliano in Campania, provincia di Napoli. I quattro, a bordo di una Smart Fortwo, stavano percorrendo la Domitiana quando l’auto, per ragioni ancora sconosciute, si è ribaltata. Nell’auto c’erano quattro persone: la bambina di otto anni, che è morta sul colpo, sua sorella di 16 anni, che è stata portata in ospedale con sospette fratture, la madre, anch’essa trasportata immediatamente al Pronto Soccorso e ricoverata in osservazione, e il compagno della madre, che guidava la vettura, riportando solo lievi escoriazioni.
Il tratto stradale è stato chiuso temporaneamente per permettere i rilievi e il successivo ripristino della carreggiata. Sul luogo del sinistro sono intervenuti prontamente i carabinieri per effettuare gli accertamenti necessari.
Interventi d’emergenza
Dopo l’incidente, il soccorso è stato tempestivo. Le autorità hanno subito chiuso il tratto stradale colpito per garantire l’accessibilità alle squadre di emergenza e ai mezzi di ripristino della carreggiata. I carabinieri si sono impegnati a raccogliere tutte le informazioni necessarie per determinare le cause dell’incidente e per garantire la sicurezza della zona.
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Inchieste su 30 anziani assistiti da Mario Eutizia
Mario Eutizia, un uomo di 47 anni, ha confessato l’omicidio di quattro anziani che erano sotto la sua cura. Rimane in carcere con la dichiarazione: “Mi sono consegnato per essere aiutato a non uccidere”. Le indagini ora si estendono su circa 30 anziani che ha accudito negli ultimi dieci anni.
Confessione del Reoconfesso
Mario Eutizia, originario di Napoli, è stato arrestato dai carabinieri del nucleo radiomobile di Caserta dopo l’inizio delle indagini sulle sue dichiarazioni. L’uomo ha confessato di aver ucciso quattro anziani, dichiarando che il suo intento era quello di “alleviare le sofferenze” di coloro che aveva in cura. Secondo le dichiarazioni del pm, Eutizia si sente come un “angelo della morte”, qualcuno che trova una sorta di realizzazione nel togliere la vita a persone sofferenti.
I primi due omicidi recenti riguardano Gerardo Chintemi, deceduto a Vibonati lo scorso marzo, e Luigi Di Marzo, morto a Casoria nel dicembre 2023. I restanti due omicidi, che risalgono a circa dieci anni fa, sono avvenuti a Latina, ma mancano dettagli più specifici.
Dettagli dell’arresto e delle dichiarazioni
Eutizia, dopo aver confessato, è stato trasferito nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. L’uomo ha spiegato di essersi consegnato volontariamente con l’intento di ricevere aiuto per “non uccidere più”. Accompagnato dai suoi avvocati, ha rivelato che prima di costituirsi è rimasto senza un posto dove andare e ha trascorso due giorni su una panchina a piazza Carlo Terzo a Napoli.
Il legale di Eutizia, Gennaro Romano, ha dichiarato che il suo assistito è una persona fragile e affetta da gravi patologie, scoperte dopo un’operazione a seguito di un infarto durante un soggiorno lavorativo in Georgia. Anche se le sue azioni sono state tragiche, non è emersa una volontà omicidiaria, bensì un atto di quello che lui definisce “pietas”.
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