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Affetto da Napoli per Franco Di Mare: ondata dopo intervista con Fabio Fazio.

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Una rivelazione toccante

La notizia della malattia di Franco Di Mare, giornalista napoletano di lunga esperienza, ha suscitato una grande ondata di affetto da parte di personalità di spicco. Lo scoop è stato svelato durante un’intervista a “Che tempo che fa” condotta da Fabio Fazio.

Franco Di Mare è stato per molto tempo una figura di spicco alla Rai, con una carriera ricca di inchieste giornalistiche e programmi televisivi di successo. Questo celebre giornalista ha rivelato di essere affetto da un mesotelioma, un tumore legato all’esposizione all’amianto.

Un onore sentito

Diverse personalità hanno manifestato il proprio affetto e il proprio sostegno a Franco Di Mare dopo la sua toccante confessione. Tra queste, l’oncologo Paolo Ascierto, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e lo scrittore Maurizio de Giovanni. Anche il giornalista Sandro Ruotolo ha voluto esprimere la propria solidarietà al collega malato.

Le parole di Franco Di Mare durante l’intervista hanno scosso profondamente il pubblico e messo in evidenza le difficoltà affrontate dal giornalista a causa della sua malattia. Le sue dichiarazioni hanno anche sollevato questioni dure riguardo alla sua esperienza con la Rai.

Un’onda di affetto e solidarietà

L’annuncio della malattia di Franco Di Mare ha generato un’ampia reazione di supporto da parte di amici, colleghi e fan. Dalle espressioni di solidarietà sui social al ringraziamento per tutto l’affetto ricevuto, il giornalista ha ricevuto un’enorme dimostrazione di stima e affetto da parte di chi lo conosce e lo apprezza.

Anche Gino Di Mare, anch’egli giornalista e vicino al tema della sanità, ha ringraziato calorosamente per il sostegno ricevuto, dimostrando gratitudine per tutti i messaggi di affetto e stima che gli sono stati inviati.

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La storia di Michelina Di Cesare, brigantessa in Briganti su Netflix: verità di una donna ribelle.

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La vita di Michelina Di Cesare, la brigantessa nota per il suo coraggio

Michelina Di Cesare è sempre stata un nome noto legato al fenomeno del brigantaggio. La sua storia è tornata alla ribalta con l’uscita della serie “Briganti” su Netflix, ispirata a quel periodo storico. Questo personaggio è particolarmente interessante anche per la decisione controversa di esporre il suo cadavere denudato nella piazza del paese come monito per la popolazione.

Un’icona del brigantaggio

Le fotografie della 27enne casertana mostravano un volto tumefatto, svestito e con segni di possibili pestaggi e torture. Michelina Di Cesare, nata nel 1841, perse la vita in un conflitto a fuoco alla giovane età di 27 anni, dopo aver trascorso gran parte della sua vita tra furti e rapine. Fu la compagna di Francesco Guerra, ex soldato borbonico che si unì alle bande di briganti che infestavano i boschi del Matese.

Il brigantaggio pre-Unitario

Contrariamente alla credenza comune, il fenomeno del brigantaggio non iniziò con la fine del Regno delle Due Sicilie, ma era già presente in Italia e nel Meridione. Già nel 1821, molti anni prima degli eventi che portarono alla fine del regno duosiciliano, Ferdinando I di Borbone aveva adottato misure severe per reprimere i briganti con corti marziali e liste pubbliche con i nomi degli individui ricercati.

Con l’avvento del Regno d’Italia e l’arrivo di ex soldati tra le file dei briganti, il fenomeno assunse nuove sfumature. Il brigantaggio divenne una questione politica più che un atto di resistenza, con finanziamenti provenienti sia dal governo borbonico in esilio che dagli ex murattiani indipendentisti.

La fine della “regina” dei Briganti

Il generale Emilio Pallavicini di Priola fu incaricato di porre fine al brigantaggio con metodi spesso al di sopra della legge. Nel 1868, Michelina Di Cesare fu uccisa insieme ad altri briganti dal gruppo guidato da Guerra. I loro corpi furono esposti in piazza come monito per la popolazione, suscitando reazioni contrastanti.

La vita di Michelina Di Cesare è un esempio del coraggio e della brutalità del brigantaggio nel periodo post-unitario, e la sua storia continua a suscitare interesse e dibattiti ancora oggi.

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Scontro moto-auto sulla Domitiana, ragazzo ferito cade sull’asfalto: ricoverato ospedale

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Incidente sulla SS7 Quater: giovane di 27 anni ferito e trasportato in ospedale di Pozzuoli

Un violento incidente stradale si è verificato ieri sera sulla Domitiana, coinvolgendo una moto con a bordo un giovane di 27 anni e un’auto. Il ragazzo è stato catapultato dal sellino, cadendo violentemente a terra. Sul luogo dell’incidente sono intervenuti le forze dell’ordine e l’ambulanza del 118 di Varcaturo, che hanno prontamente soccorso il giovane ferito e lo hanno trasportato all’Ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, dove è attualmente ricoverato con diverse fratture. Fortunatamente, le sue condizioni non destano preoccupazioni al momento, secondo il personale medico.

Dinamica dell’incidente e conseguenze sul traffico

L’incidente è avvenuto intorno alle 21:00 di ieri sera sulla SS7 Quater, conosciuta anche come via Domitiana. Subito dopo l’evento, il traffico è andato in tilt e si sono verificate lunghe code, aggravate anche dalla presenza di tifosi diretti allo stadio Diego Armando Maradona di Fuorigrotta per la partita Napoli-Roma e da coloro che rientravano a casa dopo il ponte del 25 aprile. Le uscite per Licola e Varcaturo sono state chiuse per circa un’ora per consentire i soccorsi, mentre le forze dell’ordine hanno effettuato i dovuti rilievi. La congestione del traffico si è estesa anche alla Tangenziale di Napoli, anch’essa molto trafficata in quel momento.

La dinamica precisa dell’incidente è ancora da chiarire. Secondo le prime informazioni, il motociclista faceva parte di un gruppo di motociclisti e si sarebbe scontrato con un’auto presente sulla Domitiana per motivi non ancora chiari. È possibile che le autorità acquisiscano registrazioni delle telecamere di videosorveglianza della zona per fare luce sulla vicenda, insieme alle eventuali testimonianze dei presenti.

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Bambino ucciso dai pitbull: cani dissequestrati il 2 maggio, attesa decisione giudiziaria

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Due pitbull in sequestro sanitario nel Casertano

Giovedì 2 maggio si concluderà il sequestro sanitario per i due pitbull coinvolti nella morte di un neonato di 13 mesi ad Eboli, in provincia di Salerno. La decisione sulla loro sorte spetterà alla magistratura, che dovrà valutare se abbatterli o meno. Attualmente i cani si trovano nel canile “Dog’s Town” a Pignataro Maggiore, nel Casertano, dove sono monitorati. L’indagine sulla tragedia è coordinata dalla Procura di Salerno.

Immagine di repertorio

I cani sottoposti a sequestro sanitario

I due pitbull, di proprietà di amici della famiglia del neonato deceduto, sono attualmente sottoposti a un sequestro sanitario della durata di 10 giorni. Questo periodo serve per valutare le condizioni di salute dei cani e il loro comportamento, al fine di determinare eventuali pericoli o problemi di salute come la rabbia. L’Asl di Caserta si recherà il 2 maggio presso la struttura per valutare la situazione e stabilire se possono essere liberati.

Il bambino di 13 mesi è stato attaccato a pochi passi dalla sua abitazione nella frazione Campolongo di Eboli. Il tragico evento è avvenuto la mattina del 22 aprile, e secondo le testimonianze il bambino sarebbe stato ucciso in pochi minuti dagli affannati dei cani. L’intervento del 118 sarebbe avvenuto tardi rispetto all’ora delle urla dei residenti, che avrebbero segnalato l’accaduto mezz’ora prima dell’arrivo dei soccorsi.

Bambino ucciso da pitbull a Eboli, indagati i proprietari dei cani e anche mamma e zio del piccolo

Secondo le testimonianze raccolte, il bambino sarebbe stato in braccio allo zio quando i due pitbull si sono avventati contro di loro, mordendo entrambi. La dinamica precisa dell’attacco è ancora oggetto di indagine da parte delle autorità competenti.

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